Studio Legale Sangiorgi - Tordi - Vaccari
15-10-2024
Assegno di mantenimento, lo perdi se lavori part-time quando invece potresti lavorare a tempo pieno
La Corte di Cassazione, con l′ordinanza n. 5242/2024, ha stabilito che l′assegno di mantenimento non spetta a chi, pur avendo le competenze per lavorare a tempo pieno, sceglie di mantenere un impiego part-time senza giustificazioni legate alla cura familiare o ad altre necessità oggettive La giurisprudenza in materia di assegno di mantenimento è piuttosto nutrita, segno di una elevata conflittualità sullargomento. Di recente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su una particolare questione, ovvero quella dellex coniuge titolare di un contratto di lavoro part-time. Nel caso di specie, si discuteva della legittimazione della donna, titolare appunto di tale contratto, a beneficiare dell′assegno di mantenimento. La Cassazione, con lordinanza n. 5242/2024, ha fornito alcuni chiarimenti in materia. Lart. 156 del c.c. dispone che il diritto allassegno di mantenimento è subordinato a due condizioni, ovvero: la separazione non devessere addebitabile al coniuge beneficiario dellassegno; il coniuge beneficiario non deve avere redditi propri adeguati. Pertanto, solamente al coniuge cui non venga addebitata la separazione e che non abbia redditi propri sufficienti per conservare un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio, spetterà il diritto previsto al comma 1. Nell′ordinanza citata, gli ermellini hanno sottolineato l′importanza dell′impegno individuale da parte del coniuge separato nel generare un reddito proprio, al fine di ottenere un′indipendenza economica. La Cassazione, quindi, ha affermato che non si può dipendere in modo indefinito dall′assegno di mantenimento e che, qualora il coniuge sia in grado di lavorare, ha l′obbligo di trovare unoccupazione, generando così un reddito. I giudici hanno quindi stabilito che non è previsto alcun diritto all′assegno per chi, pur avendo le competenze e l′esperienza necessarie per lavorare a tempo pieno e pur avendo tempo a disposizione per farlo, sceglie di mantenere un lavoro part time con un reddito ridotto. Secondo giurisprudenza di legittimità consolidata, lassegno di mantenimento spetta al coniuge che, senza colpa, si trova nellimpossibilità oggettiva di mantenersi autonomamente e in una condizione economica inferiore rispetto allaltro. Inoltre, è necessario che questa situazione economica deteriore non sia dovuta a decisioni personali che abbiano ostacolato (come nel caso in esame) lo svolgimento di unattività lavorativa a tempo pieno. Il richiedente deve quindi dimostrare di non essere responsabile del proprio stato economico, pena il rigetto della domanda. Pertanto, lassegno di mantenimento non è riconosciuto a chi, pur trovandosi in difficoltà economiche, ha la possibilità di lavorare e non lo fa per scelta personale o mancanza di impegno. In conclusione, il diritto al mantenimento sorge quando uno dei coniugi non è in grado di mantenersi autonomamente. Passando al caso in esame, la donna avrebbe potuto beneficiare di tale diritto qualora lattività lavorativa part time non fosse stata sufficiente per permetterle di condurre una vita dignitosa. Ciò però non basta, in quanto, secondo la giurisprudenza, è altresì necessario dimostrare che la scelta di lavorare part time è stata assunta per dedicarsi alla cura della famiglia e della casa. Nel caso in questione, però, la richiedente non è stata in grado di provare che la scelta di lavorare part time fosse dovuta a necessità familiari, dato che i figli erano ormai adulti. Per ottenere il diritto al mantenimento in caso di lavoro part time, è necessario dimostrare che la riduzione delle ore lavorative sia stata decisa in accordo con il marito, per gestire la casa e la famiglia. In particolare, questo accordo può essere provato attraverso documenti o testimonianze di parenti e amici.